Cara Maria,
E’ stato un piacere lavorare con te e Natascia!Per me queste due settimane sono state un risveglio: per il mio corpo, la mia mente e anche per il mio cuore.Per mezzo del lavoro fisico mi sono resa conto di quanto sia importante per noi «attori» il corpo come strumento da gestire, coordinare, controllare e allenare.E poi incredibile il lavoro sul testo!!Per me era una nuova metodologia di analisi e per questo inizialmente mi sono sentita in un buco nero….La domanda che mi perseguitava era «perche’ «?La sera, dopo le lezioni, me ne stavo a rileggere il testo, a fantasticare sulle potenziali scene e a scartarne la maggior parte….
E solo quando sono veramente entrata nel testo, quando mi sono fidata delle idee, delle suggestioni che questo mi suscitava, quando sono entrata nel meccanismo dei desideri e delle relazioni, ho cominciato a giocare! Ed e’ stato un gioco bellissimo e infinito…sempre alla ricerca di idee, azioni, eventi, reazioni! Tutto e’ possibile!Alla fine del percorso mi sono sentita «viva», attiva: ho sentito che finalmente avevo cominciato a recitare!!! ed e’ stata per me un’enorme gratificazione!Insomma e’ stato una bomba questo seminario!
Ciao Maria! Grazie per queste due settimane. Oltre ad aver gettato in noi dei semini che diventeranno strumenti per il mestiere dell’attore, ci hai accompagnato in due settimane di lotta con i nostri limiti e di scoperta delle possibilità del nostro strumento che solo il duro lavoro fatto «con piacere» può plasmare.
Care Maria e Natasha,
desidero ringraziarvi per gli intensi e felici giorni di lavoro e della bellissima esperienza artistica che ci avete donato. Sono stati giorni decisamente interessanti e condotti in modo eccellente. Insieme avete saputo introdurmi, passando attraverso a fallimenti e piccole conquiste, alle porte di una nuova comprensione, di una nuova via da poter seguire. Grazie allo studio svolto ho raccolto molti spunti di riflessione per la ricerca personale su me stesso e sul mio percorso artistico.Nel corso della mia esperienza da studente è la prima volta che mi trovo ad affrontare un lavoro di questo genere e ripensando ai giorni passati noto che sia stato molto utile (e lo sarà) per la mia crescita.
Il lavoro fisico ed emozionale svolto al mattino è stato illuminante sotto molti punti di vista, soprattutto per quanto riguarda il lavoro svolto sul training e come inserire in esso la ricerca dell’espressione emozionale.
Per quanto riguarda il lavoro svolto sul testo, trovo che sia stato molto istruttivo sotto diversi aspetti.
In primo luogo per il lavoro di costruzione delle scene svolto con i compagni. Penso che sapere comunicare esattamente quello che si vuole al compagno di lavoro, sia la prima tappa da affrontare, quella che ti permette di iniziare il gioco.
In secondo luogo per il modo di affrontare il testo, di imparare a leggerlo per trovare gli indizi necessari alla costruzione di una situazione. Riconoscere gli eventi dichiarati e nascosti dall’autore, trovare una strada su cui fantasticare per costruire il ruolo, rintracciare le azioni e le svolte principali nelle trame della vicenda.
In ultimo per la possibilità di giocare con un materiale a me sconosciuto come “L’uragano”.
Ci tengo ancora a ringraziarvi per la passione che sempre mi avete trasmesso nell’insegnamento e per la pazienza con la quale mi avete accolto nonostante i miei errori e le mie paure.
Cercherò di continuare lo studio sugli argomenti trattati, se avessi bisogno di chiarimenti ti posso scrivere su facebook? Quando ho radunato un po di domande te le scriverò! Ti ringrazio in anticipo e vi auguro un buon lavoro.
Ci vediamo ad Agosto!!!
P.S. Maria, ti prometto che la prossima volta parlerò di meno!
Un’esperienza che è andata oltre le mie aspettative. Totalmente digiuno di preparazione accademica, senza mai aver affrontato altri seminari, nonostante questo non mi sono mai sentito «fuori luogo» né in qualsiasi modo «inadatto»: questa, tra tutte, è stata senz’altro la sensazione più inaspettata — e piacevole. Dei giorni che hanno saputo trasformare una curiosità in vivo interesse (cioè tendente alla creazione e allo sviluppo di qualcosa).
Questo, se può essere utile, è un pensiero che condivido più che volentieri. Grazie ancora di tutto, e specialmente della pazienza.
Sono al mio secondo seminario di Biomeccanica e penso che è una disciplina fantastica e molto comunicativa.
Attraverso il movimento ho raggiunto spesso stati emotivi in modo semplice e naturale:
avverto sempre di più quanto, nella vita quotidiana, usiamo il nostro corpo (macchina perfetta) in modo scorretto.
Ogni volta che raggiungo un po’ di consapevolezza del mio corpo, mi domando fin dove potrei portarlo… è affascinate, divino.
Durante il Laboratorio di Biomeccanica che ho seguito a San Miniato (estate 2015) è nata in me una profonda passione per questo nuovo e assolutamente diverso metodo di lavoro. Si comincia il lavoro con una fase intensa di training, durante il quale non avrei mai pensato di sudare così in tutta la mia vita. Questo risveglia il mio corpo e la mia mente nel giusto modo e mi sento pronta a usare il mio corpo come non sarei capace di fare in altre circostanze. L’allenamento in qualche modo ti spinge ad essere più audace nelle tue scelte e più libero con il tuo corpo, che si traduce in scelte più interessanti nel lungo periodo.
Imparare a CONOSCERE e a CONTROLLARE ogni centimetro del tuo corpo, lavorando su di esso precisando i diversi parametri del movimento ti trasforma in un attore sincero e umano.
Sembra così semplice , ma non lo è. Una semplice istruzione data da Maria, lasciare i nostri piedi in parallelo, è già estremamente difficile. Controllare la velocità, la tensione, la dimensione del proprio movimento ti permette di FARE TUTTO QUELLO CHE VUOI.
Il lavoro si basa sulla costruzione di frasi. Si inizia dalla Preparazione, seguita da uno o più Movimenti, poi c’è la fase del Freno e si finisce con il Punto (la tensione esce dal corpo e la frase termina).
I Punti costituiscono gli eventi durante la recitazione, quindi qualcosa è successo. All’inizio non capivo bene cosa significasse questo, ma Maria ci ha dato un fantastico, semplice esempio che ha subito chiarito le cose. In una scena con i membri di una famiglia che stanno litigando (per esempio), tutti discutono finché BAM, la madre dà uno schiaffo alla figlia. C’è un cambiamento nella scena per ogni familiare, c’è un millisecondo di stop per tutti, si mette un Punto al momento precedente. Ha senso, ed è assolutamente aderente alla vita reale.
(Un giorno lo insegnerò anche io Maria, lo farò).
Le diverse combinazioni fra testo e movimento sono state molto interessanti da sperimentare, cosa che non avevo mai pensato prima! Parlare e poi muoversi è molto differente da muoversi e poi parlare, ecc… Il solo essere consapevoli di queste differenze è un tale arricchimento!
Abbiamo anche sperimentato le frasi emozionali, che permettono all’attore di non fingere un’emozione. L’emozione arriverà con il movimento scelto. Tutto questo ti spinge a esplorare ed esplorare te stesso infinite volte. Le possibilità sono incredibili. Il rigore e il livello artistico di questo corso hanno aperto la mia mente. Continuerò usando le nozioni acquisite durante questo breve Laboratorio. Non vedo l’ora di metterle in pratica. Spero di poter seguire presto altri Laboratori di Biomeccanica.
Ho scelto di fare il Lab di Biomeccanica con Maria Shmaevich perché credo che attualmente sia l’unica insegnante che conosca veramente questa disciplina. Il suo metodo di insegnamento è molto pratico e concreto, giorno dopo giorno hai la sensazione di portarti a casa nuove piccole scoperte. Dopo i 15 giorni di San Miniato ho avuto un’ulteriore conferma di quanto la biomeccanica teatrale sia fondamentale per un attore contemporaneo in quanto rende gli attori VIVI attraverso una pratica molto precisa e divertente.
Ti scrivo per darti il «resoconto» del seminario.
«COOOOOSA POSSIAMO DIRE»? smile emoticon
Personalmente l’ho trovato molto duro. Non mi aspettavo una fatica simile (più mentale che fisica). Però mi sono molto sorpreso di come ci / mi coinvolgevi nel lavoro, in un modo talmente eccitante che la mattina dopo (anche se eri stanco), avevi tanta voglia di rimetterti a lavorare.
Personalmente il training iniziale l’ho trovato molto efficace, e il fatto che ce lo hai fatto costruire man mano da soli è stato molo proficuo per lasciare una memoria (non solo mentale ma anche fisica) a tutti noi.
Gli elementi di acrobatica per quanto mi riguarda sono stati meravigliosi, e soprattutto illuminanti, ho fatto cose che non credevo di poter fare.
Peccato aver approfondito poco il lavoro sugli alberi e sulla musica, che per me (personalmente) è molto importante, ma sono sicuro che a settembre lo riprenderemo alla grande.
Per quanto riguarda il testo…allora a mio parere testo molto molto bello, coinvolgente. Molto difficile lavorarci sopra però, ho proprio faticato a capire il poco che ho capito. Ma questo è un problema mio immagino. MOLTO MOLTO interessante anche il metodo di lavoro sulla scena. davvero mi hai aperto un mondo, per la prima volta ho sentito davvero di aver analizzato come si deve una scena, tentando di capire da più strade possibilI.
alle volte il non riuscire ad arrivare ti abbatteva il morale, però se non ti perdi d’animo, arrivi DAVVERO a capire delle cose.
quindi per concludere direi FANTASTICO, sono contentissimo di ritrovarci a settembre (speriamo almeno), e ho già consigliato ad alcuni amici il seminario che fai ad agosto.
Grazie per queste due settimane di lavoro e anche di risate. E’ un’esperienza che porterò sempre con me.
Era la prima volta che affrontavo la biomeccanica e l’ho trovata molto affine al mio modo di pensare il teatro. È un vero e proprio Metodo, non nell’ormai abusato senso teatrale (almeno in Italia) ma nel suo senso etimologico più profondo di “tornare indietro per ricercare, investigare”. Per me il lavoro è stato proprio questo: dimenticare parte di quello che credevo di saper fare per imparare un nuovo modo di vedere le cose, e di farle.
Il lavoro si basa sul corpo e porta quello che, come attori, è il nostro strumento di lavoro principale, ai suoi limiti, fisiologici ed espressivi. Una delle più belle lezioni che mi porto a casa dal seminario è che l’attore non deve mai violentare la sua anima emozionale per ottenere un risultato momentaneo, un barlume di vita; deve invece avere gli strumenti per attivarla in modo cosciente, controllato e consapevole, in modo che il processo sia ripetibile a suo piacimento, replica dopo replica. È attraverso il corpo, più specificatamente attraverso il movimento, infatti, che possiamo attivare le emozioni dentro di noi in scena, non cercando di arrivarci pensando a ricordi più o meno piacevoli. Sarebbe stato bello avere il tempo di affrontare più a lungo questo argomento ma so che continuerò a giocarci per conto mio.
Una parte molto gratificante è stata quella delle acrobazie, non solo perché in pochi giorni si riescono a fare cose che sembravano impossibili ma anche perché allo stesso tempo, facendole, si acquisiscono una maggiore consapevolezza del proprio corpo, delle sue leve e di come utilizzarle.
Un altro elemento importante del seminario è stato il lavoro sul testo e l’analisi della scena per mezzo delle azioni fisiche. Ho apprezzato molto come tu non abbia mai cercato di proporci una tua soluzione della scena, o spinto per ottenere un risultato visibile del metodo. Al contrario ci hai invitato a pensare con la nostra testa, ci hai fornito degli strumenti pratici e realmente utilizzabili da un attore per analizzare il testo in maniera semplice, concreta e recitabile, in modo da renderci il più possibile autonomi, dipendenti dal compagno di scena e non dal regista.
Il clima del seminario è stato fantastico, lo spirito era quello di un’allegria produttiva, entusiasta, in grado di diventare motore creativo.
Per me è stata un’esperienza assolutamente positiva, mi hai acceso una fiammella nel cuore. Grazie per quello che ci hai dato e… non vedo l’ora che sia settembre!
Ciao Maria!
Ti scrivo qualche riflessione su queste due settimane…
Prima di tutto grazie a te e a Natasha per il lavoro che avete fatto!
Sono state due settimane davvero intense e piene di nuove informazioni che cercherò di ricordare il più possibile.
Il lavoro sulle scene mi ha messo più volte in difficoltà, ci sono stati alcuni pomeriggi in cui a fine lezione era come se tutte le mie energie si fossero prosciugate, mi sentivo frustrata.
Ma la cosa incredibile è che proprio da questa sensazione nasceva la spinta per trovare una nuova cosa, una nuova idea.
In queste due settimane, per la prima volta, ho sentito che era la frustrazione la benzina che mi muoveva, e diventava così una frustrazione quasi piacevole!
Nel lavoro della mattina invece, grazie per aver fatto in modo che ognuno di noi avesse il proprio training specifico, ne avevamo bisogno!
Vedere concretamente giorno dopo giorno piccoli passi avanti nel portare a termine gli esercizi è molto stimolante!
E poi, il «faticare con piacere», come dici tu, dà una qualità totalmente diversa e migliore a tutto il lavoro.
Nel lavoro su frase e punto mi era tutto molto chiaro, ma ho notato che nel metterlo in pratica nelle nostre scene trovavo delle difficoltà, probabilmente dovute al fatto che questo tipo di lavoro per noi è del tutto nuovo… proverò a fare attenzione a questo meccanismo frase-punto nei prossimi lavori qui in accademia!
Grazie Maria per il tempo e l’attenzione che ci hai dedicato!
Sono state due settimane davvero intensive che hanno richiesto un’immersione totale nel lavoro. Se personalmente il mio fisico inizialmente si opponesse al lavoro fisico della mattina, con il passare dei giorni l’aspetto soddisfacente non era solo riuscire a fare la capriola in modi diversi, ma capire quanto quel lavoro sul corpo influisse sul testo e sul palcoscenico. Avere un disegno chiaro di come posizionare la testa nel rotolamento ti aiuta a esercitare la stessa lucidità e acquisire lo stesso meccanicismo nel lavoro scenico. Ogni parola come ogni passo di movimento é un ingrediente necessario per avere un determinato risultato. Il bello del lavoro del mattino è anche l’essere diventati autonomi,se infatti i primi giorni copiavamo i passi di Maria, nella seconda settimana ognuno ha creato il suo training personale che ora (anche in sua assenza) possiamo utilizzare per attivare il nostro corpo prima di lavorare. Il lavoro del pomeriggio invece é stato fondamentale per comprendere due aspetti A)quanto i desideri che perseguiamo nella vita siano primitivi( e dobbiamo far si che in scena sia lo stesso) B) quanto l’azione sia più importante della parola. Ogni parola infatti deve essere «partorita» e giustificata e conseguente a un movimento e lo si capisce quando davanti hai anche delle persone che non parlano la tua lingua (nonostante il lavoro di Natascia sia eccellente) che ti porta a creare un quasi un codice universale valido in tutte le lingue. Sono state due settimane davvero intensive mi hanno trasmesso quanto il lavoro dell’attore possa avere un approccio scientifico sia nell’analisi della volontà dei personaggi sia nella suddivisione del lavoro pratico (prove-memoria-training..ecc) e quanto l’attore prima di essere un «essere di parola» sia un corpo:primo biglietto da visita di cui bisogna avere gran controllo. Ora tocca a noi metabolizzare e applicare gli strumenti che ci avete fornito.
«Qualsiasi cosa facciate, fatela con tutto il vostro essere. Eliminate, da qualsiasi genere di esercizi, movimenti puramente ginnici. Se intendete fare un certo genere di cose – ginnastica e acrobazia – fatelo sempre come un’azione spontanea collegata al mondo esterno, alle persone o agli oggetti. Qualcosa agisce da stimolo su di voi e voi reagite: è lì il segreto di tutto. Stimoli, impulsi e reazioni […]. Cosa principale e più importante è che vi sia una reazione fisica per qualsiasi cosa ci tocchi. Prima di reagire con la voce, dovete reagire con il corpo. Se pensate, dovete pensare con il corpo […]. Dovete pensare con tutto il corpo, per mezzo di azioni».
Jerzy Grotowski
Dal 2013 al 2015 ho avuto il privilegio e la fortuna di lavorare con Maria Shmaevich durante il mio percorso formativo presso l’accademia teatrale della Link Campus di Roma.
Nei tre laboratori intensivi ai quali ho partecipato ho avuto modo di conoscere una grande artista e una grande pedagoga e ho appreso attraverso i suoi preziosi insegnamenti quelle che sono divenute le mie basi, ho avuto modo di fare esperienza e allargare il mio bagaglio artistico e umano, imparando una metodologia di lavoro per me fino ad allora sconosciuta.
Il lavoro proposto da Maria si struttura in due fasi: un primo momento dedicato al training fisico e un secondo al meticoloso lavoro d’analisi sulle scene del testo scelto.
La prima parte della giornata viene dedicata del tutto al training: ho imparato ben presto che questo non è da intendere come puro momento ginnico di allenamento fisico, una “palestra” fatta di esercizi sterili, ma al contrario questi non sono mai fini a sé stessi ma svolgono un’azione propedeutica di risveglio, consapevolezza e controllo del proprio corpo.
La consapevolezza del proprio corpo, e con essa dei propri limiti e gli strumenti per superarli, la percezione dello spazio in relazione agli altri oltre che a sé stessi, il ritmo, l’energia e la profonda connessione tra i vari componenti del gruppo – che diventano a tutti gli effetti una compagnia — , sono solo alcuni degli obiettivi di questa prima fase di lavoro. La relazione tra i componenti del gruppo è fondamentale poiché il training è anche e soprattutto un momento di condivisione: un vero e proprio allenamento e momento di crescita nella quale si sperimentano le basi dello stare in scena; attraverso il training ho imparato che, come quando si è in scena, bisogna eliminare tutta quella serie di movimenti e spostamenti superflui, ogni azione del singolo comporta una reazione da parte dell’altro e del gruppo che insieme costruisce un contesto energetico di cui tutti fanno parte e da cui tutti attingono.
Inizialmente è Maria stessa a dirigere il training, mi ha insegnato una serie di esercizi pratici che, col progredire del lavoro, ho imparato a fare miei al fine di crearmi un training personale che soddisfa le mie esigenze. Il training individuale è modellato sui propri ritmi organici e composto da azioni e reazioni che spingono il corpo a pensare completamente, impegnando l’organismo nella sua totalità; in questo senso ho inteso il training come motivo di autodisciplina: un processo fortemente personale che rappresenta però allo stesso tempo un momento d’incontro, di scambio, di connessione con il gruppo.
Ho scoperto che il training di per sé non insegna ad “essere attori”, a “recitare” una parte, e non dà la sensazione di aver “acquisito un metodo”. Piuttosto insegna ad “essere”. L’allenamento è un modo per fare concretamente e attivamente quello che si è scelto.
Ho scoperto che tutti gli insegnamenti e gli esercizi del training fungono da solida base per poter poi passare a giocare con le scene del testo scelto. E’ proprio a partire dal lavoro del training che posso applicare e contestualizzare i meccanismi sperimentati di azione e reazione e vivere la relazione che si crea tra i personaggi. “Che cosa vuoi?”, “qual è il tuo obbiettivo?”, “cosa fai per ottenere questo obbiettivo?” sono le tre semplici domande a cui ho imparato bisogna rispondere non appena analizzo una scena; non c’è una risposta definitiva e/o assoluta a queste domande, tutto può essere e questo lavoro consiste proprio in una continua ricerca e sperimentazione per poter trovare quante più sfumature e possibilità al fine di far vivere realmente il personaggio in scena.
Nell’ultimo laboratorio abbiamo preso in analisi ‘L’uragano’ di Ostrovskij. Dopo il percorso di due anni posso sinceramente dire di essermi avvicinato a comprendere i suoi insegnamenti nella pratica. Insieme alla mia collega abbiamo affrontato la prima scena d’incontro tra Katerina e Boris e la scena del loro addio: dopo un’attenta analisi e le infinite prove siamo arrivati a costruire una partitura di azioni fisiche ben precisa che, una volta consolidata, ci ha permesso di far vivere i personaggi all’interno di questa griglia. Ecco che solo facendo ho capito in che senso e in che modo ad ogni azione corrisponde una reazione, come le diverse velocità che tanto si utilizzano nel training altro non son che cambi di pensiero del personaggio, la preparazione al movimento è la nascita di quel pensiero che ti porta a compiere una determinata azione che sempre si ripercuoterà sul partner generando a sua volta una nuova azione. Un vero e proprio gioco fatto di movimenti, anche impercettibili, ma permeati da quell’energia che è vita.
Maria Shmaevich non mi ha insegnato un “metodo”.
Mi ha insegnato come vivere in scena.